«Da tempo Putin è indebolito» Intervista a Marco Bocchese

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di Roberta Colombo @La Prealpina

A pochi giorni dal golpe firmato Yevgeny Prigozhin, leader del gruppo indipendente di mercenari Wagner, sulla verità dei fatti c’è confusione. Verità che, soprattutto quando si tratta di Russia, è sempre presa per il colletto e tirata da una parte e dall’altra. Per capirne di più, abbiamo chiesto un parere in merito al professor Marco Bocchese, professore di relazioni internazionali e diritto internazionale presso la Webster University di Vienna. Da un lato, in occasione del XI International Youth Industrial Forum, abbiamo la prima apparizione in video del presidente Putin che torna sugli schermi dopo i fatti dello scorso 24 giugno, senza accennare alla sfida di Prigozhin, elogiando invece le aziende che hanno assicurato «il funzionamento stabile» dell’industria russa «di fronte a gravi sfide esterne». Anzi, sembra quasi che lo scampato pericolo non sia altro che un’utile prova di forza per Putin che, come sostiene il primo ministro russo, Mikhail Mishustin, sarebbe riuscito ad affrontare con successo un tentativo di destabilizzazione interna.  E poi c’è l’Occidente che, stando anche alle dichiarazioni di Josep Borrell, vede nella faccenda Wagner l’ennesima dimostrazione di debolezza del potere russo, con falle sempre più grandi nel suo sistema politico. Chi ha ragione? “A livello di analisi le scuse russe non stanno in piedi. Quella della Russia è in realtà una debolezza strutturale che va confermandosi, dovuta alla sua leadership di natura dittatoriale. Per i dittatori, che consolidano il proprio potere grazie ai cosiddetti “yes men”, le minacce al mantenimento del potere possono derivare principalmente da tre figure interne: dal Capo di Stato Maggiore, dal Ministro della Difesa e dal capo dei servizi segreti; anche se su quest’ultimo, Putin, provenendo da questo ambiente, sembrerebbe avere le spalle coperte. Le prime due figure citate sono quelle addette alla custodia delle tre chiavi delle procedure nucleari. E di fatto chi ne è responsabile detiene il vero potere. L’esercito privato Wagner è stato voluto da Putin proprio per indebolire l’esercito ufficiale e decentrare il potere, assicurandosi una protezione privata, devota e fedele, che lo proteggesse da minacce interne. E questo nonostante la legge lo proibisca. Perché la costituzione di questo esercito è illegale in Russia. Quindi la ribellione dell’esercito Wagner è il classico esempio del mostro che si ribella al padrone ed è segno inequivocabile della debolezza dell’esercito russo. Un gioco di forze che sta sfuggendo di mano.” Perché secondo lei Prigozhin ha tentato il golpe?

“Sembrerebbe una mossa improvvisata. Che nessuno si aspettava, in primis l’esercito russo, che infatti non ha mosso una truppa su Mosca. Sicuramente Prigozhin ad un certo punto ha messo sulla bilancia rischi e guadagni: i suoi uomini erano esposti al fuoco amico, oltre che nemico, senza nessun tipo di copertura, in prima linea, con poche munizioni. E questo trattamento nonostante i risultati ottenuti. Di fatto, gli unici risultati sul fronte ucraino sono stati portati a casa da Prigozhin. La vittoria su Bakmut è da imputare unicamente a Wagner.” Perché si sarebbe ritirato? C’è anche chi sostiene che sia stata tutta una messa in scena. Forse il leader della Wagner e Putin sono d’accordo? Lo crede uno scenario possibile? “Prigozhin si è sempre dichiarato fedele a Putin. Ha sempre sostenuto che il presidente fosse mal consigliato, senza mai dargli contro apertamente. Fino ad ora. Poi qualcosa è cambiato, un cambio di passo inaspettato, inspiegabile. Ma è poco probabile che sia stata una messa in scena, Prizoginc si è sempre dimostrato fin troppo diretto, anche a suo discapito. Perché si sia tirato indietro è presto dirlo, sicuramente Putin non è solito lasciare impuniti i traditori…” Quali sono le ripercussioni di questo fatto sul fronte ucraino? “L’Ucraina non è riuscita ad approfittarne perché nessuna delle truppe russe si è mossa su Mosca. Ma sicuramente la Russia ne è uscita indebolita, Putin ha perso il controllo. E’ stato il primo a lasciare la città mentre quello che doveva essere il suo esercito marciava sulla sua capitale. Un controllo che aveva perso già da tempo.” I russi sono ancora con Putin? “Quello che non tutti sanno è che Putin è già in all in. Alle elezioni della Duma dell’ottobre 2021, del 51,7% della popolazione che si è recata alle urne, solo la metà ha votato in favore di Putin. Di fatto in Russia non ha più la maggioranza da tempo. E questo è uno dei motivi che l’hanno spinto all’invasione dell’Ucraina, una guerra voluta più per motivi interni e di potere, che per i tanto sbandierati motivi ideologici. Sperava di cavarsela in pochi giorni, portando a casa i risultati ottenuti in Georgia. Una guerra veloce ed efficace a livello di immagine che allora aveva saputo far breccia nei cuori dei russi, cresciuti a pane e nazionalismo.” E invece i giovani russi di oggi la guerra non la vogliono, sono cambiati? “I giovani russi che hanno imparato ad aggirare le censure della rete e le fake news del paese si informano e hanno più strumenti per giudicare cosa stia accadendo. E sanno riconoscere anche i copia – incolla dei discorsi di Putin. Alcuni sono identici a quelli usati durante la guerra in Georgia.”

Dal quotidiano La Preaplina

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